Una nuova ricerca pubblicata dalla Food Standard Agency, l’ente per la sicurezza alimentare del Regno Unito, ha messo in luce come molte persone, con l’intento di risparmiare, tendano più di prima a conservare il cibo avanzato. È giusto ridurre gli sprechi, ma come evitare rischi per la salute? Lo studio mostra che ci si fida molto della vista e dell’olfatto, trascurando di guardare la data di conservazione.
In realtà è anche importante cogliere la differenza tra l’indicazione “Da consumarsi entro” e “Da consumarsi preferibilmente entro”: nel secondo caso gli alimenti si possono consumare tranquillamente anche dopo la data indicata. Ci sono poi alimenti, come il latte o lo yogurt, che, se la confezione è chiusa, non è obbligatorio gettare il giorno successivo alla scadenza: se sono stati conservati in frigorifero e non hanno alterazioni di gusto né odore si possono consumare, purché nel giro di uno o due giorni. In linea di massima, comunque: più la scadenza di un prodotto è lunga (mesi o anni), meno è rischioso superarla di qualche giorno
DA CONSUMARSI ENTRO
Questa scritta seguita dalla data è una vera e propria data di scadenza. La fissa il produttore, garantendo che l’alimento è buono fino a quel giorno. Il latte fresco ha una data di scadenza, stabilita per legge sulla base di studi scientifici e criteri microbiologici precisi. Questo non significa comunque che il latte scaduto debba essere gettato immediatamente.
DA CONSUMARSI PREFERIBILMENTE ENTRO
Termine minimo di conservazione, cioè la data fino alla quale il prodotto conserva tutte le sue proprietà. Dopo questa data il prodotto potrebbe perdere alcune caratteristiche, ma si può consumare tranquillamente. Questo termine minimo, stabilito dal produttore, è oggetto di un dibattito in sede europea, perché si teme che possa provocare sprechi, se interpretato come il momento in cui il prodotto va gettato. Ma non è così